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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 20/06/2006 :  18:04:27  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Caro Beppino,
invece di raccontare come è nato il romanzo e altro, allego l'incipit e la recensione dell'editore.
Ciao ciao
Gabriella Cuscinà


titolo:"Le industrie del latte"
collana i quaderni di Cico
autore Gabriella Cuscinà
ISBN 88-901716-7-7
© maggio/giugno 2006
in copertina "man of grass" di Icks Borea, concept grafico e disegno di controcopertina di Phab Postini

1
Diego e la sua famiglia avevano risentito molto degli effetti del dopoguerra. A quei tempi infatti avevano perso la casa caduta sotto i bombardamenti e i loro terreni erano stati espropriati dall'amministrazione comunale con la motivazione di realizzare un parco urbano. Dunque non li aveva ereditati come sarebbe stato suo diritto, essendone l'unico erede. In realtà quei vasti terreni furono ceduti gratuitamente ad una cooperativa che aveva poi edificato stabilimenti e industrie per la commercializzazione del latte. Aziende che divennero miliardarie, ma che si sono trovate rovinosamente in crisi e il suo proprietario è stato indagato. Diego ha avuto la sensazione quindi che una giustizia divina c'è per tutti alla fine. Si è convinto che quel latte per tanti anni sia stato rubato. Cioè che quei miliardi siano stati il provento di un furto perpetrato a danno della sua famiglia, rubati a lui che da ragazzo, giocava in quei giardini dove i tigli esalavano il loro delicato aroma e lasciavano cadere pallidi fiori sui vialetti e sulle aiuole. Ricordava la propria infanzia tra gli alberi di pesco e di melograni, tra i filari d'uva e i campi seminati a pomodori. A quei tempi, un grande aiuto all'andamento familiare erano i pacchi di viveri che gli Americani fornivano a tutti gli ex militari che avevano operato per loro, e suo padre aveva fatto parte di quegli ex militari. Diego era cresciuto a cioccolato, latte in polvere e prodotti liofilizzati. Aveva iniziato la scuola con un grembiule di stoffa americana, acquistata a poco prezzo.
Il padre aveva avuto un'officina di ricambi d'auto e commercializzava pezzi statunitensi con i quali riforniva meccanici come Lamborghini che, prima di iniziare a produrre trattori e auto sportive, riparava veicoli americani rimasti dopo la guerra.
Il nonno era stato un agronomo e aveva amato le sue campagne di un amore assoluto, intenso, fatto di notti insonni e giornate trascorse a controllare la maturazione della frutta e degli ortaggi. Perse le terre e le campagne, si era messo a commerciare automobili, e l'auto di famiglia era stata una De Soto, acquistata da un cliente che l'aveva vinta a poker a Walter Chrysler, incallito giocatore e proprietario dell'omonima marca automobilistica.
Dopo gli studi, Diego aveva iniziato a occuparsi anche lui del commercio di autovetture e aveva gestito una concessionaria di auto, ma quest'attività non sempre era tranquilla, infatti una volta si era ritrovato coinvolto in una rissa con un cliente. Avrebbe preferito occuparsi delle campagne del nonno e fare l'imprenditore agricolo, ma non erano più sue. Le guardava da lontano e vedeva enormi capannoni industriali dove prima ondeggiava il grano e gli uccelli volavano felici.
Qualche anno dopo, aveva lasciato l'Italia ed era andato a vivere e a lavorare negli Stati Uniti. Aveva voluto abbandonare il suo paese, nauseato da ciò che succedeva negli ambienti del commercio e provando un odio e un rancore profondo verso chi gli aveva rubato le sue bellissime terre per costruirvi le industrie del latte. Ma l'Italia gli è rimasta nel cuore e i ricordi tornano a traboccare più che mai come una pentola bollente di cui non può sollevare il coperchio senza vederne travasare fuori tutta l'acqua...


Questo romanzo di Gabriella Cuscinà racconta prima di tutto il senso del tempo e dunque la verità intramontabile della nostalgia. E' una finestra aperta sul panorama concreto e tangibile delle storie che si porta dietro, fra campagna siciliana e metropoli d'oltreoceano, prospettive di vita e semplici desideri dei personaggi, ma è anche la stessa finestra che dà sul medesimo luogo dell'anima e della memoria, improvvisamente circoscritto, escluso e negato a Diego, il protagonista principale, e ai suoi familiari. Le cose più semplici, così come i sogni, non sono più a portata di mano, e ciò che fino a ieri appariva ovvio e proiettato nel futuro oggi è assolutamente lontano e irraggiungibile. Ma c'è un elemento di scorta, quasi sempre, nel bagaglio interno e spirituale di ogni uomo puro, una sorta di spazio franco, destinato all'elaborazione del perdono, alla metabolizzazione degli accadimenti e alla rivalsa d'onore nei confronti del destino. E dato che ogni esistenza ha un proprio corso e nessuno ne conosce fino in fondo soste, curve o direzioni - sembrerebbe suggerire l'autrice, - si può accettare serenamente una sconfitta da parte della sorte solo se si è in grado, con le buone qualità e la risolutezza, di riaddomesticare al meglio la piega negativa delle circostanze.


Gabriella Cuscinà vive a Palermo, dove insegna lettere in una scuola media statale. Ha scritto di narrativa e di poesia. Dice: "Scrivere è sicuramente una gioia, e diventa ben presto una mania, una parte imprescindibile della tua esistenza, una specie di febbre di cui non puoi fare a meno. Significa abituarsi a pensare, capire i punti vista, mettersi in gioco. In questo senso implica molta disponibilità. E così è chiaro che si scrive per noi stessi, ma con due prerogative: parlare dentro e fuori di noi. E ci si illude a volte di avere un potere, quello di far credere tutto a tutti. Certo, uno sa benissimo che quello che scrive può non essere importante per gli altri, ma intanto scrivi affinché qualcuno ti possa leggere...e in fondo è anche questo, che conta."
Il suo primo romanzo si intitola "Elena a New York" (Solid 2002)

Gabriella Cuscinà

   
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