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 Uno strano caso
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 07/06/2005 :  07:50:58  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Uno strano caso

L’avvocato Giusy doveva patrocinare la causa di una famiglia contro una casa di cura dove era morto il nonno in seguito a un assalto di formiche rosse. L’anziano signore era convalescente dopo un intervento chirurgico, quando una teoria di formiche aveva invaso il suo letto. Aveva subito centinaia di morsi e meno di due giorni dopo, era morto perché il suo corpo non ne aveva tollerato il veleno.
Giusy si trovava nell’aula delle udienze e, prima della sua causa, stavano dibattendo un caso di stupro. Improvvisamente l’accusato, un energumeno di cento chili, era balzato su un agente che lo scortava e si era impossessato della sua pistola. Aveva cominciato a sparare all’impazzata, uccidendo il cancelliere e ferendo un altro agente di polizia. Era riuscito a sfuggire alla cattura e, vicino la porta, aveva visto Giusy immobile e pietrificata dal terrore. L’aveva presa con sé come ostaggio ed era scappato. Lo sgomento dei presenti era stato totale e lo stupratore ne aveva approfittato rubando l’auto di un giornalista e facendo perdere le sue tracce.
La sequestrata, dentro l’auto, era atterrita e non sapeva cosa fare.
Poi aveva cominciato a parlare e a blandire l’omicida. Aveva detto che si doveva costituire per non peggiorare la situazione. Avrebbe potuto difenderlo lei, adducendo la semi infermità mentale al momento della sparatoria. Se invece continuava a scappare, rischiava certamente l’ergastolo.
L’uomo aveva fermato l’auto in aperta campagna e Giusy aveva temuto che le usasse violenza. Invece l’aveva guardata come se la vedesse per la prima volta e lei aveva capito che l’infermità mentale era una realtà per quell’individuo. Le aveva chiesto infatti chi fosse e perché si trovasse dentro l’auto con lui.
“Non ricorda cos’è accaduto e cosa ha fatto? Sta scherzando?” aveva chiesto.
“No,” aveva risposto “ricordo solo che stavo andando a visitare la tomba del nonno. Sa, è morto assalito dalle formiche rosse.”
Giusy era rimasta senza parole e stentava a credere alle proprie orecchie.
“Davvero non ricorda di avere violentato una ragazza e di avere sparato nell’aula del tribunale?”
“Chi sta scherzando è lei signorina! Io non sono capace di far male ad una mosca!”
Quell’individuo pareva un’altra persona, mansueto come un agnellino e con lo sguardo diverso. Aveva mutato personalità, non era più la persona che era entrata in aula e aveva sparato.
L’avvocato aveva ripensato agli studi fatti nel campo della psicologia criminale. Ricordò che nel caso di sdoppiamento della personalità, il soggetto potrebbe perdere memoria dei suoi atti e agire inconsapevolmente.
“Senta, purtroppo le devo dire che s’è messo terribilmente nei guai e ha ammazzato una persona, ma credo l’abbia fatto mentre non era in grado d’intendere e di volere. Ora deve costituirsi e io
testimonierò per lei. La difenderò e soprattutto la potranno curare.”
Non ricordava neppure lo stupro che aveva commesso e di quando l’avevano arrestato per processarlo. Non ricordava nulla. Aveva solo memoria del dolore e della rabbia provata quando aveva saputo della morte del nonno a causa delle formiche rosse.
“Signorina, mi permetteranno di andare a visitare la tomba del nonno?”
“Sì, certamente, glielo consentiranno. Lei però mi permetta di usare il cellulare per segnalare alla polizia dove ci troviamo e che vuole consegnarsi.”
Aveva acconsentito e nessuno l’avrebbe riconosciuto, così gentile ed educato, triste e addolorato per ciò che l’avvocato diceva che aveva commesso.
“Ma non è possibile, avvocato, quando, come, perché l’avrei fatto? Non ricordo, non so nulla, ho il vuoto assoluto della memoria.”
“Lei non ci crederà, ma sono il difensore della sua famiglia per la causa contro l’ospedale dove era ricoverato suo nonno. E’ inaudito che in una casa di cura si trovino delle formiche come quelle. Proprio in un luogo che dovrebbe essere igienicamente perfetto. Chiederemo un forte risarcimento.”
“Quando ho appreso la notizia della morte del nonno, ho sofferto terribilmente perché gli ero molto affezionato.”
Poco dopo, l’auto era stata rintracciata e i due erano stati circondati dalle forze di Polizia. L’uomo si era fatto ammanettare senza più alcuna reazione o resistenza. In seguito era stato processato, ma con grosse attenuanti poiché gli era stata riconosciuta la piena infermità mentale durante gli atti criminosi.
La famiglia fu risarcita con una forte somma di denaro per la morte del nonno.

Gabriella Cuscinà

   
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