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ophelja
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Inserito - 23/03/2005 :  21:41:43  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a ophelja



Venti chilometri al giorno, dieci all'andata, dieci al ritorno…: come nella vecchia canzone di Nicola Arigliano; tanti erano i chilometri che giornalmente percorreva per recarsi al lavoro.

Un lavoro.

"Vuoi lavorare? Ti piacerebbe in banca?" le aveva proposto un vecchio amico di famiglia.
La ragazzina si sentì gelare il sangue…numeri, interessi, montante e divisori fissi…impossibile da sopportarsi, anche solo all'idea.
Fu fortunata e, come tutte le cose già scritte nel libro della propria vita, fu assunta dopo il colloquio con il direttore che richiedeva l'urgente sostituzione della segretaria , improvvisamente licenziatasi a causa di un ricco matrimonio.
Non era ancora il tempo di manuali per neo assunti, e alla domanda: "Ha idea di quale sarà il suo lavoro?" Lidia rispose candidamente:" No".
Il direttore sorrise e le chiese allora quali erano i suoi interessi.
La battuta di spirito che gli venne in risposta da quella ragazzina bruna - "Se allude a quelli bancari, sono messa male, ma per il resto amo la vita e quindi tutto quello che mi circonda, mi interessa" - lo fece sorridere e gli fece dare il benestare all'assunzione.

All'inizio, per recarsi al lavoro, Lidia chiedeva un passaggio ad una sua amica che a sua volta lo chiedeva ad un'altra amica.
Era la fine degli anni sessanta, e la patente si otteneva solo con la maggiore età , fissata a ventuno anni.
Fu in quel periodo che Lidia, vuoi per il cicaleccio continuo che faceva da sottofondo a quei trasferimenti, vuoi per la bellezza del paesaggio, cominciò lo strano gioco che l'accompagnò per tutti gli anni a seguire.
Mentre l'amica guidava, lei guardava il paesaggio e soprattutto gli alberi .
Ed ad ognuno accostava il nome di una persona.

Furono i nonni materni, mai conosciuti se non attraverso le parole della mamma e vecchie fotografie ingiallite, ad essere accostati a due magnifici alberi, due frassini altissimi i cui rami protesi sulla strada fino a toccarsi, formavano un arco.
Passandoci sotto, specialmente in estate, Lidia alzava gli occhi e vedeva contro il cielo azzurro un merletto di foglie e pensava alle dita nodose della nonna che certamente stava ricamando fra gli angeli del Paradiso.

Anche i cipressi piantati a proteggere la privacy di una antica villa le erano simpatici.
Così forti e robusti, le ricordavano i carabinieri e il suo pensiero andava a brigadiere scelto Eugenio, classe 1903, padre amorevole e amico da sempre della sua famiglia.

Sul ciglio della strada , quando non era ancora attrezzata con cunette e marciapiedi, spuntava robusta la malva.
I suoi fiori , bellissimi, le ricordavano i monelli che giocavano nelle strade, sempre sul punto di essere travolti dalle auto eppure sempre protetti da angeli invisibili.

Erano le querce, purtroppo sempre più solitarie nel paesaggio che andava trasformandosi, a ricevere un particolare saluto: "Ciao pa', ciao ma'" e una carezza con lo sguardo.
Un inverno, a causa di una forte pioggia, una di queste si era inclinata scivolando dall'argine che sosteneva.
Vennero delle persone con delle seghe elettriche e in un attimo tagliarono a pezzi l'albero che in tanti anni aveva stratificato ricordi nel cuore di Lidia.

A cadenza stabilita, invece, venivano tagliati i pioppi piantati ordinatamente lungo la costa. "A cosa servirà il legame ottenuto? Sarà utilizzato per giornali, per stuzzicadenti, per fiammiferi?" si chiedeva Lidia che invece sorrideva sempre quando, in primavera, la fioritura dei meli le ricordava la bellezza delle spose .

C'era poi il piccolo salice piantato dal benzinaio: le sembrava strano, sempre in movimento, così gracilino, le ricordava proprio il proprietario della tabaccheria all'angolo del cimitero…e c'erano gli eucalipti che scuotevano le loro chiome al vento del mare come ragazzi ribelli alle convenzioni.

Passavano gli anni e il paesaggio si trasformava.
Alle coltivazioni ordinate dei carciofi si sostituirono brutte villette a schiera, i canneti furono tagliati per far posto a parcheggi, le dune che s'ìntravvedevano fra i pioppi furono definitivamente eliminate dall'asfalto di un'inutile strada.

Tutto cambiava ; e anche Lidia.

Ora aveva un lavoro importante e una macchina tutta sua che guidava nervosamente.
Sempre di fretta, sempre presa da pensieri che non le lasciavano più spazio per i sogni di una volta.
Un giorno, mentre correva per arrivare in tempo ad una indifferibile riunione, un cane, sbucato da chissaddove, le tagliò la strada.

Lidia non capì cosa le stava succedendo ma vide chiaramente la nonna che si chinava ad abbracciarla da un merletto di foglie che si stagliava contro il cielo azzurro.


Ophelja

   
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