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Title: La foto

Mia cara

Che cosa succede a questo venerdì? In genere le nuvole se ne vanno per lasciare il posto al sole del week-end, cosi che le famigliole con i loro carichi di cibarie e valigie possano andare a godersi il sole in montagna o al mare, e invece?

Invece il cielo è carico di blu, di indaco, di violetto e quel sole che misteriosamente è calato all’orizzonte ha faticato parecchio a farmi arrivare il segno del suo dolore nel lasciarci con un ultimo grido rosso e arancio.

Fantasticavo così questa sera mentre percorrevo la strada che mi riportava verso il nostro rifugio. Tu forse ti chiederai perché sono salito fin lassù senza dirti niente; è vero, non ti ho voluto avvisare di questo mio viaggio improvviso perché volevo prendere, o meglio riprendermi, quelle fotografie che abbiamo scattato quest’estate al mare.

A parte il fatto che non ho mai capito perché le hai lasciate lassù anziché tenerle nei soliti cassetti a casa, quelle foto stanno diventando per me sempre più importanti: sono la cartina da tornasole per capire se ti amo ancora.
Hai letto bene: per capire se i miei sentimenti (non i nostri) sono ancora quelli che avevo un mese fa, tre mesi fa.

In quelle foto sei al mare, il viso che guarda un punto sul mare, il viso illuminato da una luce bassa, da tramonto. Effettivamente erano le nove di sera e il sole se ne stava andando, come questa sera.
Tu guardavi il mare, anche se il mare non c’è nella foto, sicché tu potresti essere anche in riva ad un fiume o ai bordi di un balcone in alta montagna.

Ora cosa c’entra questa fotografia con il fatto che devo capire se ti amo ancora.
E’ molto semplice, mia cara: quando ho scattato quella foto provavo delle emozioni, quando l’ho vista, stampata su carta, ho riprovato le stesse emozioni e adesso voglio comprendere se questo si rinnova, si riaccende.

E’ il gioco della memoria, del ricordo, delle emozioni che si rincorrono: la memoria è come un oggetto che ti passa davanti e si allontana, la vedi diventare sempre più piccola a mano a mano che il tempo scorre e le cose che non riesci a ricordare ti rammentano le cose che non puoi dimenticare.

Noi viviamo della nostra memoria e con la nostra memoria; ad essa abbiamo delegato la nostra storia, i nostri sentimenti, le nostre paure, le nostre gioie, le nostre angosce.
Qualcuno ci dice di liberarci della nostra memoria, di non rimanere imprigionati del nostro passato, di guardare avanti, di avere fiducia che altre esperienze, altri imperscrutabili avvenimenti ci porteranno gioia, dolore e che tutto si sommerà a tutto ciò, trasformando la memoria in un nuovo miracoloso affresco.
In effetti, noi siamo sempre diversi, ogni giorno che passa, mentre la nostra memoria vorrebbe farci presente che siamo sempre uguali a quello che eravamo ieri, un anno fa, dieci anni fa.
Quindi c’è una vistosa contraddizione fra ciò che siamo e ciò che ci sembra di essere, come se guardassimo noi stessi attraverso un vetro deformante: è la memoria finisce per essere uno specchio deformante della nostra anima.

E da queste fotografie mi aspetto che qualcosa accada, che attraverso il risalire alla superficie delle bollicine effervescenti della memoria, il cuore mandi intermittenti segnali di tachicardia, che la pressione arteriosa raggiunga valori da farmi colorire il viso, quasi ad arrossire delle segrete emozioni che si celano dentro a quelle foto.

Mentre ti scrivo, la luce è andata via, non vedo più il tuo viso appeso al muro, il silenzio della notte improvvisamente mi avvolge, ma il tuo sorriso è ancora lì davanti a miei occhi e mi toglie il respiro.


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Inserito: 22/11/2003
autore/Fonte: Alessandro Pizzirani
email/sito web autore: pizzirani@virgilio.it
Inserito da: Anonymous
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